Davvero il Signore è risorto

Leggiamo Lc 24,1-7. Prima rileviamo la struttura – diciamo così – “domenicale” dell’intero capitolo 24; poi passiamo alle donne che vanno al sepolcro e all’angelo che comunica ad esse che Gesù è risorto.

1. L’attenzione di Luca per la celebrazione eucaristica domenicale. Con l’informazione iniziale, «Il primo giorno della settimana» egli rimanda alla celebrazione eucaristica della domenica. Istruttivo è l’episodio avvenuto a Troade al quale Luca partecipò. «Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane8C’era un buon numero di lampade nella stanza al piano superiore, dove eravamo riuniti. 9Ora, un ragazzo di nome Èutico, seduto alla finestra, mentre Paolo continuava a conversare senza sosta, fu preso da un sonno profondo; sopraffatto dal sonno, cadde giù dal terzo piano e venne raccolto morto. 10Paolo allora scese, si gettò su di lui, lo abbracciò e disse: “Non vi turbate; è vivo!”. 11Poi risalì, spezzò il pane, mangiò e, dopo aver parlato ancora molto fino all’alba, partì» (At 20,7-11).

Quindi, «il primo giorno della settimana» è il giorno in cui abitualmente ci si riunisce «per spezzare il pane». Siamo al secondo piano, quello più nobile della casa; vi sono molte lampade accese proprio come espressione di festività; c’è l’omelia – Paolo,perché non ti moderi un poco nella durata? -; c’è soprattutto «lo spezzare il pane» che apre e chiude il brano (20,7.11). Siamo nella kyriakè hemèra, il giorno Signoriale”, la dominica die, la “domenica” del Signore risorto da morte e presente nell’Eucaristia (Ap 1,10).

Nel capitolo 24, Luca continua a tenere desto nel lettore con quel: “primo giorno della settimana”; con «in quello stesso giorno» (24,13); con «resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto» (24,29) fino a giungere alla rievocazione esplicita della celebrazione eucaristica: «Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro» (24,30): sono i quattro gesti caratteristici della celebrazione eucaristica. Quale fu il risultato per i due discepoli? «Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero» (24,31); e, tornati a Gerusalemme, agli Apostoli e ai fedeli riuniti «essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane» (24,35). Luca ci dice: riscopri la Messa domenicale e fa’ di essa il centro spirituale della settimana e del tuo annuncio!

2. Le donne trovano il sepolcro vuoto. – «1Il primo giorno della settimana, al mattino presto esse si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. 2Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro 3e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù» (Lc 24,1-3).

Vanno «al mattino presto». Il pensiero affettuoso verso Gesù forse le ha tenute deste lungo la notte; di certo le ha portate sulla sua tomba già dal primo mattino. Portano con sé «gli aromi» non per imbalsamare il corpo di Gesù, perché ciò non era in uso presso gli ebrei, ma per onorarlo. – «la pietra rimossa», quella che impediva l’accesso all’interno della tomba. Così entrano nel locale dove era stato deposto Gesù. Ma «non trovarono il corpo del Signore Gesù». Quell’aggiunta di «Signore» (Kýrios) al nome Gesù sta a indicare la qualifica divina in quanto Jahvè nella traduzione greca dell’Antico Testamento viene resa precisamente con Kýrios.

3. Due angeli annunciano alle donne che Gesù è risorto. – «4Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. 5Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo”» (Lc 24,4-5).

«Due uomini», sono due messaggeri celesti, due angeli (At 10.3.30), portatori dell’informazione divina che deve illuminare le donne. Vengono accreditati nella loro funzione dal vestito «sfolgorante», abbagliante (astraptoùsa), che essi portano. – Le donne non devono cercarlo tra i morti perché egli, dopo la sua morte in croce e in ragione di essa, si trova ora nella gloria celeste. – «colui che è vivo»» (nella Bibbia Cei); però «tòn zônta» ha anche valore di titolo, «il Vivente» per antonomasia. Nell’Apocalisse il Risorto afferma: «Io sono il Primo e l’Ultimo, 18e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre » (Ap 1,17-18). Ora il Vivente, il Primo, l’Ultimo, sono tra i titoli che nell’Antico Testamento vengono dati solo a Jahvè.

4. «Non è qui, è risorto» (24,6a). Il solo fatto che Gesù non è nella tomba non attesta che è risorto, perché potrebbe essere stato trafugato. Lo attesta invece quel «è risorto», in greco egérthe, aoristo passivo di egèirô, “fu risvegliato”. La risurrezione in molti casi viene attribuita a Dio Padre: fu risvegliato da Dio. Altrove Gesù stesso è il soggetto dell’azione: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere» (egerô/ autòn) (Gv 2,19); poco dopo Giovanni spiega: «parlava del tempio del suo corpo» (Gv 2,21).

Conclusione. Cristo è risorto e asceso al cielo per stare il più possibile vicino a noi e al nostro agire. «Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose» (Ef 4,10). La celebrazione “il primo giorno della settimana” riempie di divino la nostra persona, il nostro tempo e il nostro agire lungo tutta la settimana. Apprezziamola spiritualmente.

P. Crocetti