Tua Madre e i tuoi fratelli ti cercano.

Leggiamo Mc 3,31-35. brano piuttosto difficile, parallelo a Mt 12,46-50 e Lc 8,19-21.

1. I parenti mandano a chiamarlo. «Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo» (Mc 3,31).
Il brano non è la continuazione di quello precedente che iniziava con la frase: « Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti:”«È fuori di sé”» (3,21), e continuava affermando che Gesù era un posseduto dal demonio. In quello entravano in questione «i suoi»; nel nostro sono invece «sua madre e i suoi fratelli»; erano decisi a agire con forza su Gesù: «per prenderlo» ((kratéin).
Nel nostro semplicemente lo cercano; (zetèin, 3,33) e non con aria ostile. «Giunsero sua madre e i suoi fratelli» probabilmente da Nàzaret. – «stando fuori (éxô, ripetuto nel v 32), forse fuori della fitta cerchia che si è creata intorno a Gesù; si pensa anche che Gesù era ancora «in una casa» (3,20).

2. Portano la richiesta a Gesù che sta parlando. «Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: “Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano”» (Mc 3,32).
La scena che si presenta è grandiosa: «attorno a lui era seduta una folla», quella folla notevole e ricettiva (seduta) che Marco sta presentando da tempo. Gesù, che, in quel momento è in piena attività di annuncio, riceve la notizia. – «i tuoi fratelli e le tue sorelle… ti cercano». «Sorelle» si ha solo qui, «fratelli» anche altrove, per es., Mt 12,46–49; 13,55; Mc 3,31–34; 6,3; Lc 8,19–21; Gv 2,12; 7,3.5.10; At 1,14; 1 Cor 9,15; Gal 1,19). Ecco qualche testo sui “fratelli”. I nazaretani, che Gesù è andato a visitare, protestano: «Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? (Mt 13,55)». Questi quattro, in un certo periodo non credono in Gesù: «I suoi fratelli gli dissero: “Parti di qui e va’ nella Giudea, perché anche i tuoi discepoli vedano le opere che tu compi… 5Neppure i suoi fratelli infatti credevano in lui» (Gv 7,3.5). Spostiamoci agli inizi della chiesa nascente e troviamo Giacomo che emerge come autorità sulla chiesa di Gerusalemme: Io, Paolo, «tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa; 19degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore» (Gal 1,19). Nel tempo della Chiesa partecipano all’attività missionaria (1Cor 9,5). Erano forse «fuori, éxô) di 3,31.32 perché allora non «credevano»?
Sono figli di Maria? No! – La parola greca adelfós nel suo significato abituale porterebbe alla risposta affermativa. Tuttavia c’è da ben riflettere sul fatto che adelfós e i corrispondenti in ebraico e aramaico hanno anche un significato molto generico dovuto alla provenienza nomade e seminomade dove tutti si conoscono e si chiamano facilmente “fratelli”. Per esempio, Lot era nipote di Abramo: «Terach prese Abram, suo figlio, e Lot, figlio di Aran» (Gen 11.31); eppure è presentato anche come «fratello» di Abramo: «noi siamo fratelli» (Gen 13,8). Si aggiunge anche la mancanza di precisi termini parentali. Così anepsìos, cugino, si ha solo in Col 4,10; nei LXX solo in Tobia 9,6.
E’ questo significata ampio quello dei testi riportati sopra? Quindi, non figli di Maria? Sì!
C’è una ragione biblica, eccola: «26Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”. 27Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre! E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé» (Gv 19,26-27). Qui tutto fa pensare che Gesù non aveva fratelli. Gesù si rivolse a Giovanni, un estraneo, il solo che poteva farlo e lo fece.
C’è anche una ragione storica: quella delle testimonianze antiche che affermano la perpetua verginità di Maria, quindi la mancanza di figli da lei. Sono valide anche le informazioni non bibliche!

3. Gesù indica i suoi parenti. «33Ma egli rispose loro: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. 34Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! 35Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre”» (Mc 3,33-35).
«Chi mia madre…?». Gesù viene fuori con una prima reazione che quasi sfiora il misconoscimento. Come mai? Egli vuole solo dire che i legami di parentela carnale vengono dopo quelli di parentela spirituale: «Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me» (Mt 10,37). – «Girando lo sguardo…»: spesso Mc informa sullo sguardo di Gesù (3,5; 5,32; 10,23; 11,11). Qui, manifestamente, è per compiacersi di loro. «Ecco mia madre…». Nel proporre il compimento della volontà di Dio Gesù non è solo Maestro; ancor più è modello e grazia. Gesù, quindi, qualifica come suoi familiari coloro che fanno la volontà di Dio, quella che lui sta annunciando. Matteo e Luca, che hanno il Vangelo dell’Infanzia, chiedono di specificare: è Maria che ha fatto in modo sommo la volontà di Dio! E’ quanto implicitamente fa Marco.

Conclusione. Ai cristiani di Tessalonica Paolo chiede: «Fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore corra (tréche) e sia glorificata, come lo è anche tra voi» (2Ts 3,1). Noi, innamoràti della Parola, preghiamo gli uni per gli altri perché, per mezzo nostro, la Parola corra (tréche) e raggiunga coloro che non la conoscono.

P. Giuseppe Crocetti sss