Leggiamo Mc 5,35-43. Appena ha licenziato la donna che aveva una perdita di sangue, Gesù riprende il suo cammino per raggiungere il figlio del capo della sinagoga gravemente ammalato.

1. Giunge la dolorosa notizia. « 35Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?» (Mc 5,35).
«Stava ancora parlando» – Gesù – sulla fede, con la donna che aveva la perdita di sangue e che egli allora aveva guarita quando giunge la ferale notizia. – «Tua figlia è morta». Si pensava che il potere di Gesù si arrestasse con la morte della persona che voleva aiutare. «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!» (Gv 11,21). Sono queste le parole. amare che Marta dice a Gesù arrivato quattro giorni dopo che gli era stato richiesto aiuto per Lazzaro morente. Quindi non era proprio il caso di disturbare per qualche aiuto il Maestro.

2. Non temere, soltanto abbi fede. « 36Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». 37E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. 39Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme» (Mc 5,36-39).

Gesù, venuto a conoscenza di quanto stavano dicendo sommessamente tra loro – vuole subito togliere dalla mente del capo questa convinzione comune e confermarlo nell’onnipotenza di Colui che ha chiamato. – «Non temere, soltanto abbi fede!». Gli dice parole che possono uscire soltanto da chi ha piena conoscenza dell’onnipotenza divina, che egli possiede e che vuole metterla in atto: mê foboû, cioè, smetti di temere; mónon písteue. continua solo a credere. Quindi, nonostante i suoi umani timori, il capo sinagoga continuava ad avere fede in Gesù . Gesù lo prende con sé e, col gruppetto dei tre Apostoli, si avvia verso la casa del capo sinagoga. – «Pietro, Giacomo e Giovanni» con la loro presenza qualificata (Mt 17,1: sono sul Tabor), voluta espressamente da Gesù, è per attestare la straordinaria importanza di quanto sta per avvenire. – «non è morta, ma dorme». Gesù usa il sonno come immagine della morte; era anche il linguaggio del suo ambiente (Mt 27,52; 1Cor 15, 1Ts 4,12-15).

3. Davanti al cadere della bambina: “Talità kum”. «40E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. 41Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». 42E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare» . Mc 5,40-43).

Gesù entra nella camera mortuaria solo col piccolo gruppo dei tre Apostoli e dei genitori della bambina; non vuole dare spettacolo, ma consolidare la fede e la testimonianza dei presenti. – «Prese la mano della bambina». Gesto di struggente tenerezza; segue il comando con autorità unicamente divina: «Talità kum»,cioè, alzati, lèvati dal tuo sonno di morte. – «E subito la fanciulla si alzò». Il risultato è istantaneo e completo – Diverso è il caso di Elia riguardo al figlio della vedova che era morto. « 19Elia le disse: «Dammi tuo figlio». Glielo prese dal seno, lo portò nella stanza superiore, dove abitava, e lo stese sul letto. 20Quindi invocò il Signore: «Signore, mio Dio, vuoi fare del male anche a questa vedova che mi ospita, tanto da farle morire il figlio?». 21Si distese tre volte sul bambino e invocò il Signore: «Signore, mio Dio, la vita di questo bambino torni nel suo corpo». 22Il Signore ascoltò la voce di Elia; la vita del bambino tornò nel suo corpo e quegli riprese a vivere» (1 Re 17. – «Talità kum». Qui tutto avviene nella semplicità, nell’onnipotenza, nella certezza di poter comunicare la vita. E’ assente ogni richiesta di aiuto rivolta a Dio da parte di Colui che ha detto: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). – Non lo sappia nessuno. Il comando vale durante la vita pubblica di Gesù. – «darle da mangiare»: un tocco di semplicità e attenzione.

Conclusione. La risurrezione della bambina ci porta a «Cristo,[che] risorto dai morti, non muore più» (Rm 6.9); ci fa vivere nella fede la nostra risurrezione per l’eternità: «Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti» (1Cor 15,20), di ciascuno di noi. Credo la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.

P. Giuseppe Crocetti sss