«La fece alzare prendendola per mano»

Leggiamo Mc 1,29-31. Marco ci dà, con precisazione e delicatezza, il primo racconto di guarigione compiuto da Gesù. L’episodi viene riportato anche in Mt 8,14-15 e in Lc 4, 38-39: Se ne veda il commento già da noi nella Serie su Matteo. n. 43 e Serie su Luca, n. 26.

1. Usciti dalla sinagoga si portano nella casa di Pietro. «E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni (Mc 1.29).

Era abituale, «subito» dopo la riunione sinagogale, di andare a casa per prendere cibo. Nel nostro caso si doveva coprire un percorso brevissimo verso sud. Infatti la casa di Simone e Andrea era vicinissima alla sinagoga. Dagli scritti rabbinici sappiamo che Cafarnao fu abitualmente abitata, nei secoli I-V, da cristiani di provenienza ebraica, i cosiddetti minim. Costoro erano santamente orgogliosi di vivere e conservare le memorie cristiane del luogo, ovviamente anche della casa di Pietro e di usarla come luogo sacro di culto. Nel suo racconto del pellegrinaggio nei luoghi santi del Vicino Oriente lungo gli anni 393-396 la pellegrina Egeria scriveva: «A Cafarnao la casa del Principe degli Apostoli è diventata chiesa; ma si conservano ancora le parti della casa». Sopra quella casa i bizantini costruirono poi una basilica ottagonale della quale si ammirano ancora oggi i mosaici del pavimento che rimangono esposti all’aperto. E’ merito dei Padri Francescani che nel 1894 acquistarono l’ampia zona di Tell Hum. La salvarono così dalla distruzione radicale (le pietre bianche della sinagoga venivano ridotte in calce, quelle nere per fare le case); la esplorarono poi archeologicamente in modo egregio per decenni portandone in luce «le parti della casa» di Pietro che accolse Gesù stesso e gli Apostoli, i quattro del nostro brano. Completarono il tutto con il “Memoriale di Pietro” (anno 1995) che assicura la visione e la conservazione di luoghi così santi.

Torniamo al gruppetto e a Gesù che sono in movimento. Si va «nella casa di Simone e Andrea», i proprietari dell’edificio, «in compagnia di Giacomo e Giovanni», i due altri individui che Gesù ha chiamato dopo Simone e Andrea che ora formano un unico gruppo tenuto compatto dalla persona di Gesù che li ha uniti alla sua persona.

2. La suocera è ammalata. «La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei» (Mc 1.30).

In casa, le donne vivevano isolate e in locali ad esse propri. Di certo questo era anche il caso della suocera di Pietro, che «era a letto con la febbre», tanto che «gli parlarono di lei». Luca specifica che « era in preda a una grande febbre», espressione forse tecnica del linguaggio medico. Marco non dice niente sullo stato di salute; egli vuole che il lettore concentri tutta l’attenzione sulla persona di Gesù.

3. La tanta cortesia che accompagna il miracolo. «Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva» (Mc 1, 31).

Appena informato, Gesù «si avvicinò» a lei con volto rasserenante; la aiuta a mettersi in piedi, «la fece alzare», la sostiene «prendendola per mano». Sono gesti improntati a straordinaria umanità e semplicità. Fanno risaltare l’estrema delicatezza che Gesù ha per la per la persona umana in situazione di sofferenza.

Tutto si sta svolgendo con naturalezza e diventa facile materia di cronaca. Si sente la voce di Pietro che fu testimone oculare del fatto. Aggiunge ugualmente, con uguale semplicità e sincerità, il fatto del miracolo: «e la febbre la lasciò».

4. Confronto col racconto di Matteo. – «Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. 15Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva» (Mt 8,14-15). Qui la brevità è massima: nell’originale greco si hanno 31 parole e 188 lettere! Però l’l’informazione sul miracolo, che è davvero avvenuto, non lascia dubbi. In Matteo scompare totalmente la presenza dei quattro discepoli; viene sostituito il nome «Simone» con quello di «Pietro» che verrà più tardi; tutto è incentrato su Gesù: è Gesù che va in casa di Pietro, che scorge che la suocera di Piero è a letto, che, senza l’informazione di intermediari, la guarisce, che questa serve il solo Gesù! In breve, per Matteo è Gesù che deve riempire gli occhi e il cuore del lettore. Marco, a sua volta, associa intimamente fra loro il Maestro e i discepoli. Questo tipo di lettura, “redazionale”, ci fa scoprire le ricchezze dei Vangeli. Gli evangelisti sono nello stesso tempo catechisti, desiderosi di introdurci nel mistero della persona di Gesù.

Conclusione. Non si può stare sempre bene. La malattia, senza bussare, può entrare nella nostra vita. In quei momenti di prova chiediamo che Gesù susciti solidarietà verso di noi, che ci prenda con la sua mano e ci restituisca alla salute di prima per continuare il nostro servizio.

G. Crocetti sss